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Beni culturali: A Ferrara ENEA porta la ‘testa’ della mummia di Ramses II

Al Salone internazionale dei beni culturali e ambientali che si svolge a Ferrara dal 14 al 16 maggio ENEA presenta in anteprima la riproduzione della testa della mummia del faraone Ramses II, sottoposta dai ricercatori all’irraggiamento gamma per eliminare le comunità microbiche responsabili della formazione di una patina bianca sulla sua superficie. A causare la contaminazione della ‘pelle[1]’ della mummia, realizzata da un laboratorio della Sapienza Università di Roma, è stato il contatto con le mani dei visitatori, che hanno potuto toccare la copia a scopo didattico durante le varie esposizioni al pubblico, tra cui quella al Museo del Vicino Oriente, Egitto e Mediterraneo (VOEM)[2]. Il trattamento è stato effettuato nell’impianto di irraggiamento Calliope del Centro Ricerche ENEA Casaccia (Roma), presso il quale nei prossimi mesi sarà trattata anche la riproduzione dell’intera mummia.

Al Salone ENEA presenterà anche il sistema laser portatile IRIS[3] per lo studio, la tutela e la diagnostica non invasiva del patrimonio culturale. In particolare, il sistema - sviluppato nell’ambito del progetto europeo E-RIHS[4] - consente di operare da remoto e integra diversi sistemi laser[5] in un unico strumento, consentendo analisi sul luogo, senza prelievi e con un rilevamento rapido tale da rispondere in tempo reale con un’elevata risoluzione spaziale[6]. In particolare, questa tecnologia permette di indagare le superfici dei manufatti per fornire informazioni sui materiali e migliorare la conoscenza, la conservazione e la valorizzazione delle opere d’arte. Il primo test sul campo è stato condotto sul Monumento Equestre Camponeschi[7] nella basilica di San Giuseppe Artigiano all’Aquila. Qui i ricercatori ENEA hanno effettuato una campagna diagnostica sui materiali in collaborazione con il Gran Sasso Science Institute, nell’ambito del progetto PNRR “CHANGES” (Cultural Heritage Innovation for Next-Gen Sustainable Society).

ENEA metterà in vetrina anche il progetto “SHRINEs” per lo sviluppo di tecnologie innovative per la protezione e la sicurezza dei luoghi di culto. Nell’ambito dell’Hackathon Tech for SHRINEs, ENEA si è aggiudicata il primo posto nella challenge dedicata ai luoghi di culto isolati, con una proposta applicata all’Eremo delle Carceri ad Assisi (Perugia), che integra sensori climatici e reti di monitoraggio strutturale per valutare in tempo reale la stabilità e le condizioni ambientali.

Nello stand C/12 - padiglione 4, ENEA mostrerà anche le sue tecnologie più innovative per lo studio, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico. Tra queste, sistemi per il monitoraggio (anche da remoto), strumenti per la messa in sicurezza e il restauro dei beni culturali nonché soluzioni per ridurre la vulnerabilità del territorio agli eventi naturali.

Tra gli appuntamenti curati da ENEA al Salone, da segnalare l’evento che si svolgerà in apertura “ENEA per la conservazione, valorizzazione e la sostenibilità del patrimonio culturale”, nel corso del quale i ricercatori ENEA illustreranno casi di studio, tecnologie e soluzioni concrete. Sarà inoltre approfondita la partecipazione al Distretto Tecnologico per i Beni e le Attività Culturali del Lazio (DTC Lazio), di cui ENEA è socio fondatore (mercoledì 14 maggio, 14:30 - 16:30 Padiglione 5 - Sala Ricostruzione Emilia-Romagna).

A seguire, i ricercatori ENEA illustreranno alcune delle più recenti applicazioni delle tecnologie sviluppate, come i sistemi di irraggiamento non invasivo impiegati per la conservazione di antichi documenti dell’Archivio dell’abbazia di Montecassino (Frosinone) e la piattaforma antivibrazioni contro il traffico e i sismi progettata per la protezione del Sarcofago degli sposi, il capolavoro dell’arte etrusca custodito nel Museo nazionale etrusco di Villa Giulia a Roma. Spazio anche alla riqualificazione energetica degli edifici storici, con i casi pilota selezionati all’interno del Parco archeologico dell’Appia Antica a Roma (Capo di Bove, Santa Maria Nova, Villa dei Quintili e Villa di Sette Bassi). In questi complessi monumentali ENEA ha stimato le prestazioni energetiche, calcolato i consumi futuri e identificato strategie di intervento e uso di fonti rinnovabili ottimali, utilizzando indagini non invasive, tra cui termografie e analisi degli impianti e delle bollette.

Tra i progetti ENEA in vetrina al Salone, anche iniziative che coniugano innovazione tecnologica e valorizzazione del territorio, come “Basilicata Heritage Smart Lab”, che ha portato alla creazione di un laboratorio urbano a Venosa (Potenza).

Fotogallery

A cura di: Stefania Marconi – Ufficio Stampa e Relazione con i Media –

Note

[1] La “pelle” della mummia è stata realizzata da Sapienza Università di Roma con materiali particolari come nano cellulosa e grazie all’azione di batteri e lieviti.

[2] Il VOEM è un polo museale della Sapienza Università di Roma. L’esposizione è stata curata dal direttore prof. Lorenzo Nigro.

[3] IRIS - Integrated time resolved Imaging Spectroscopy.

[4] European Research Infrastructure for Heritage Science.

[5] Basati sulla tecnica LIF (Fluorescenza indotta da laser) in cui un laser illumina un materiale, e questo materiale "risponde" emettendo luce (fluorescenza). Analizzando questa luce emessa, si possono ottenere informazioni molto precise sulla composizione chimica o lo stato del materiale.

[6] Il primo test sul campo è stato condotto sul “Monumento Equestre Camponeschi[1]” presso la Basilica di San Giuseppe Artigiano a L’Aquila, dove i ricercatori ENEA hanno effettuato una campagna diagnostica sui materiali, in collaborazione con il Gran Sasso Science Institute, nell’ambito del progetto PNRR CHANGES.

[7] Il Monumento Equestre Camponeschi, dichiarato monumento nazionale, è un monumento funebre a Pietro Lalle Camponeschi realizzato nel 1432. Attribuito da molti allo scultore Gualtiero di Alemagna, come viene ricordato il tedesco Walter Monich, consiste in un complesso apparato scultoreo monumentale con elementi formali tipici tardogotici. L’intero monumento è alto 7 metri ed è in pietra calcarea di tipologia locale.  In quanto prodotto dell'eclettismo tardogotico, ha un significato particolare a causa delle controversie che circondano la sua attribuzione e la complessità delle sue superfici in rilievo.

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