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Agroalimentare: molecole naturali per ‘prolungare’ la conservazione di frutta e verdura

Prolungare e migliorare la conservazione di frutta e verdura grazie a molecole naturali, riducendo il consumo energetico e l’impatto ambientale della filiera agroalimentare. È l’obiettivo del progetto “Fruitprint”, finanziato dal programma Horizon Europe e coordinato da un consorzio di dodici partner di sette paesi, tra cui ENEA per l’Italia.

“La sfida attuale è di garantire cibo sufficiente per tutti e ridurre gli sprechi alimentari, diminuendo al contempo l’impronta di carbonio di tutto il comparto agroalimentare”, spiega Gianfranco Diretto, responsabile del Laboratorio Biotecnologie GREEN e referente ENEA per il progetto. “In questo contesto, la conservazione post-raccolta di frutta e verdura gioca un ruolo chiave. E il nostro contributo nel progetto ‘Fruitprint’ sarà proprio quello di individuare nuove molecole bioattive naturali capaci di rallentarne la maturazione. Per farlo, utilizzeremo tecnologie altamente innovative che includono test in silico (analisi computazionali) e in vivo su prodotti agroalimentari di ampia diffusione e consumo come pomodori e mele”.

Tra le molecole più promettenti ci sono i carotenoidi e gli apocarotenoidi, composti naturali che ENEA studia da tempo perché possiedono proprietà antiossidanti, che li rendono potenti molecole benefiche per la salute.  I carotenoidi sono pigmenti naturali di colore giallo, arancione e rosso presenti in carote, pomodori e peperoni, proteggono le piante da livelli eccessivi di luce solare e supportano la fotosintesi. Alcuni di questi, come il betacarotene, vengono trasformati dall’organismo in vitamina A, essenziale per vista, sistema immunitario e salute della pelle. Gli apocarotenoidi, invece, sono derivati dei carotenoidi e svolgono un ruolo chiave nella risposta di difesa e nella produzione di aromi e profumi, come avviene per lo zafferano. “E presso i nostri laboratori di ricerca ci occuperemo di testare l’efficacia di queste molecole sulla durata di conservazione post-raccolta e di capire come agiscono nel processo di maturazione della frutta e della verdura”, conclude Diretto.

Oggi la principale tecnologia per prolungare la durata dei prodotti freschi (shelf-life) è l’atmosfera controllata, che sfrutta basse temperature e ridotti livelli di ossigeno per rallentare l’attività metabolica di frutta e verdura. Tuttavia, si tratta di un sistema ad alto consumo energetico e impattante sull’impronta di carbonio della filiera agroalimentare. Un’alternativa è l’uso di composti chimici (come l’1-MCP[1]) che bloccano la maturazione agendo sull’etilene, l’ormone vegetale responsabile della maturazione e dell’invecchiamento dei tessuti vegetali. Tuttavia, questa soluzione presenta dei limiti, poiché può alterare le caratteristiche organolettiche degli alimenti.

Frutti di pomodoro esprimenti il gene LCY-b, caratterizzati da una più alta shelf-life (pubblicato su: https://doi.org/10.1111/pbi.13283)
Metodi per la valutazione di alterazioni a carico del processo di maturazione mediante l’uso delle molecole selezionate in FRUITPRINT. Da sinistra verso destra: spray, infiltrazione sotto vuoto, iniezione diretta
Frutti di pomodoro in camere di crescita per la valutazione di alterazioni a carico del processo di maturazione

A cura di: Stefania Marconi – Ufficio Stampa e Relazione con i Media –

Note

[1]  "1-MCP” o “1-metilciclopropene” – la struttura chimica della molecola descrive “1-metil” che indica che c'è un gruppo metile (-CH₃) attaccato al primo atomo di carbonio della molecola e “ciclopropene” che indica che la molecola ha un anello a tre atomi di carbonio (ciclopropano) con un doppio legame.

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